Nel caso che una persona viva un evento traumatico, il sistema innato di elaborazione delle informazioni potrebbe arrestarsi e quindi l’esperienza del trauma rimanere irrisolta. Il modello AIP postula infatti che un evento o un’esperienza particolarmente stressanti possano rimanere congelati nel tempo nella rete neuronale che è venuta a formarsi incapaci di connettersi alle reti di memoria contenenti le informazioni adattive.
Queste situazioni di stress estremo provocano, tramite un eccesso di stimolazione ai neuroni dell’amigdala e dell’ippotalamo, una specie di corto circuito tale che i frammenti dell’esperienza traumatica (le immagini, le emozioni e le sensazioni corporee) vi rimangano confinati e non possano essere trasferiti nella neocorteccia per andarsi ad integragre con le memorie episodiche e semantiche presenti nel vissuto della persona.
Durante una seduta di EMDR i movimenti oculari vengono elicitati mentre il paziente si focalizza su una specifica memoria traumatica. Questo potrebbe causare la comparsa di onde lente che riproducendo il fenomeno che naturalmente avviene durante il sonno favorirebbero il trasferimento di questa specifica memoria verso la neocorteccia.
Qui la formazione di un nuovo network neuronale relativo all’evento annullando gli effetti del precedente permette l’integrazione adattiva degli aspetti emozionali dell’amigdala e di quelli episodici dell’ippocampo, contestualizzando ad un più alto livello cognitivo l’esperienza traumatica.
La persona sarà così in grado di ricordare l’evento traumatico come parte della propria storia di vita, senza soffrire più dei sintomi e delle emozioni soverchianti collegati a quella esperienza.